La legge 23 dicembre 2005, n. 266 definisce vittime del dovere tutti quei soggetti che hanno riportato delle invalidità permanenti, o siano deceduti, in seguito alle ferite o alle lesioni subite nel corso dell’attività di servizio. Sono vittime del dovere, quindi, tutte le persone che subiscono dei danni durante lo svolgimento del proprio lavoro.
Chi sono le vittime del dovere
Chi subisce, nell’adempimento del suo dovere, qualunque tipo di infermità viene denominato vittima del dovere. In alcune circostanze ci sono soggetti che, nell’esercizio della propria attività lavorativa, muoiono. Quali sono queste attività?
La legge 266/2005 le indica nell’art. 1, comma 563:
vittime del dovere deceduti o che abbiano subito un’invalidità permanente in attività di servizio o nell’espletamento delle funzioni di istituto per effetto diretto di lesioni riportate in conseguenza di eventi verificatisi:
nel contrasto ad ogni tipo di criminalità;
nello svolgimento di servizi di ordine pubblico;
nella vigilanza ad infrastrutture civili e militari;
in operazioni di soccorso;
in attività di tutela della pubblica incolumità;
a causa di azioni recate nei loro confronti in contesti di impiego internazionale non aventi necessariamente, caratteristiche di ostilità.”
La norma, quindi, identifica in modo preciso quali sono le vittime del dovere e le mansioni che essi svolgono.
Secondo una stima fatta dall’Istituto Superiore della Sanità vi sono stati più di 4.000 decessi all’anno dovuti all’esposizione ad amianto negli anni che vanno dal 2010 al 2016: più di 3.500 uomini e circa 500 donne.
Vittime del dovere e l’equiparazione
Sono, altresì, vittime del dovere tutti coloro che sono affetti da malattie professionali dovute all’esposizione ad agenti nocivi e cancerogeni, come ad esempio l’esposizione all’amianto. Chi è esposto all’asbesto ( o amianto) per lungo periodo, in modo costante, rischia di contrarre la mesotelioma pleurico da amianto. Questi casi di equiparazione si sviluppano tra il personale civile e militare delle Forze Armate, ovvero Aeronautica, Esercito e Marina Militare. Rientrano in questa categoria anche i Carabinieri e il Comparto Sicurezza: Polizia di Stato, Polizia locale, Polizia Penitenziaria, Polizia provinciale, Vigili del Fuoco, Guardia di Finanza e Guardie Particolari Giurate.
Le vittime del dovere dell’amianto della Marina Militare sono state equiparate alle vittime del dovere con la legge 183/2010, art. 20 . Normativa applicata anche alle vittime dell’amianto nelle Forze Armate.
Il Consiglio di Stato del 01/06/2010, n. 02526/200, ha affermato che a tutti coloro che hanno subito un danno derivante dall’esposizione ad agenti nocivi e cancerogeni, è riconosciuto lo status di vittima del dovere.
INAIL: cos’è la malattia professionale
La malattia professionale, come spiega l’ INAIL, è una vera e propria patologia. La causa della malattia è una causa diluita, in quanto la malattia agisce in modo lento e progressivo sull’organismo. Per definirsi malattia professionale, inoltre, il rapporto causale, o concausale, tra il rischio lavorativo e la malattia deve essere diretto.
Il rischio professionale può concretizzarsi sia dal tipo di lavoro che il soggetto svolge, sia dall’ambiente in cui l’attività lavorativa avviene.
Tra le malattie professionali indicate dall’ Inail troviamo la mesotelioma pleurico da amianto: patologia che si innesca nell’organismo umano quando è esposto all’asbesto o amianto.
Vittime del dovere da amianto: consulenza legale
La vittima del dovere, o i parenti del deceduto, per vedere riconosciuti i propri diritti molto spesso si rivolgono ad avvocati o associazioni o studi legali specializzati. La materia è molto delicata e presuppone una conoscenza approfondita. È consigliato, quindi, rivolgersi a un avvocato che si occupa di risarcimento vittime da amianto e che abbia già seguito altri casi simili.
Uno studio legale specializzato, infatti, è composto da avvocati che seguono cause relative alle vittime del dovere dell’amianto e per decesso dell’amianto. Bisogna affidarsi a persone competenti, il cui lavoro si fonda su principi di serietà e di professionalità. Gli avvocati che hanno già seguito un decesso da amianto si occupano di tutelare i parenti della vittima del dovere per far ottenere loro il massimo risarcimento possibile. In caso sia la persona offesa a rivolgersi a loro, l’avvocato per risarcimento vittime da amianto si occupa di tutelare gli interessi della persona danneggiata. La consulenza, in entrambe le situazioni, dovrà essere particolareggiata cercando di intentare solo cause il cui esito è molto probabilmente positivo e non mettere in pericolo il cliente di soccombenza processuale perchè non si è analizzata bene la pratica.
Per una tutela legale di livello elevato, è fondamentale rivolgersi quindi ad una squadra di avvocati e di medici legali, specializzati in risarcimento vittime da amianto.
Questa è la soluzione migliore per ottenere l’indennizzo riservato alle vittime del dovere: siano esse persone offese o parenti della persona deceduta. La procedura si basa sul riconoscimento della causa di servizio, con la relativa azione di risarcimento del danno dovuto a tumore sviluppato in seguito alla mancanza di protezioni del lavorato esposto ad amianto.
Le associazioni vittime di amianto e/o gli avvocati che seguono spesso casi di decesso da amianto, agendo in modo minuzioso e attento, faranno giustizia ottenendo il risarcimento dovuto. I professionisti specializzati in materia assicurano, quindi, ai loro clienti di essere seguiti con impegno e competenza.
Il Piemonte rivela dei dati sull’amianto davvero importanti: in 30 anni si hanno avuti circa 5 mila casi di mesotelioma accertati; sono più colpiti gli uomini spesso operai a contatto con l’amianto e le fibre di esso disperse nell’ambiente di lavoro. Si pensa che il picco sia in essere ma non vi è certezza su quando e fino a quando si svilupperanno questi tumori lungo latenti. (Fonte: La Repubblica)
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