Amianto e tumori per i lavoratori di TELECOM ITALIA :
In molti casi esso si è manifestato diversi decenni successivi al contatto con questa sostanza altamente dannosa per la salute dell’uomo.
Alcuni di loro, a causa della degenerazione della patologia, sono addirittura deceduti e non hanno purtroppo potuto avere giustizia, ma i loro eredi hanno portato avanti le rispettive battaglie legali con grande tenacia e coraggio.
In questo articolo verranno illustrati i casi più significativi riguardanti la questione operai Telecom amianto e malattia contratta accaduti nel nostro Paese. Lavoratori esposti amianto in Telecom, vediamo le cause : La principale causa di amianto in Telecom è da imputare al datore di lavoro per la mancata informazione circa la sua pericolosità più la fornitura di adeguate protezioni durante lo svolgimento delle mansioni, anzi, nella stragrande maggioranza dei casi, i materiali sono stati lasciati a stretto contatto con le persone come se si trattasse di qualcosa di assolutamente innocuo.
Altri due elementi da non trascurare sono l’immediata vicinanza degli operai alle centraline di telefonia ricoperte di amianto quando si è cominciato ad installare le misure necessarie per l’espansione a macchia d’olio della telefonia.
Come menzionato precedentemente, le battaglie legali per ottenere il risarcimento amianto si sono rivelate necessarie per tutelare i lavoratori, in quanto le patologie tumorali si sono spesso presentate quando i dipendenti avevano cessato l’attività lavorativa in Telecom già da diversi anni.
Al processo sono stati inoltre presenti due ex operai affetti da mesotelioma pleurico, i quali hanno affermato la costante presenza di polveri tossiche sulle scrivanie del luogo di lavoro.
Al banco degli imputati sono comparse più di 15 persone, che hanno dovuto rispondere delle pesanti accuse di lesioni e omicidio colposo.
Per quanto riguarda l’ammontare delle cifre del risarcimento per malattia professionale da amianto – asbesto, si dovrebbero aggirare intorno ai due milioni di euro complessivi.
Rimanendo in Piemonte e parlando ancora dell’Olivetti, il Tribunale del Lavoro di Ivrea ha condannato il colosso della telefonia italiana a risarcire il marito di un’operaia morta a 63 anni a causa di un mesotelioma.
In questo caso si parla di una somma superiore a 300 mila Euro, poiché la responsabilità del decesso della donna, avvenuto 7 anni fà, è stata attribuita in toto a Telecom.
La vittima sarebbe entrata in contatto con le fibre d’amianto e avrebbe dunque contratto la patologia durante la sua attività presso la celebre azienda informatica, quando lavorò come addetta all’assemblamento di fotocopiatrici e macchine da scrivere.
Secondo uno dei testimoni chiave del processo, l’Olivetti avrebbe consentito l’ingresso del materiale incriminato senza preoccuparsi minimamente di tutelare la salute e la sicurezza dei dipendenti.
È stata tristemente coinvolta nella vicenda anche la città ligure di La Spezia, dove nell’anno 2014 sono stati iscritti al registro degli indagate 10 persone facenti parte del team dirigenziale di Telecom.
Inoltre, dopo la querela presentata da tre dipendenti dell’azienda, è stata sottoposta ad incidente probatorio la sede TIM situata in città.
A denunciare il fatto sono stati 3 lavoratori esposti alle fibre di amianto durante il servizio di lavoro.
A seguito dell’ATP (accertamento tecnico preventivo), è però emerso che all’interno dell’edificio non erano presenti fibre di amianto aerodisperso; pertanto questo test è stato ritenuto nullo.
A questo punto i tre querelanti si sono dunque rivolti ad un avvocato per dimostrare la connessione di tutte le malattie collegate all’amianto e il legale ha presentato una serie infinita di documenti e perizie mediche.L’intero fascicolo è stato successivamente affidato allo studio di altri professionisti che hanno ipotizzato il reato di lesioni basandosi sulle patologie riscontrate dai lavoratori Telecom.
Nel mirino delle indagini sono finite sia la colla utilizzata nella pavimentazione dei locali, sia le numerose parti delle strutture asportate per modifiche strutturali, le quali furono distrutte e abbandonate negli angoli di alcune camere, dando così modo alle fibre di amianto di diffondersi con grande facilità.
Anche se l’acciaieria è stata inglobata in altri gruppi aziendali, Telecom ha dovuto rispondere in aula per tutti i danni causati a lui e alla sua famiglia.
Bisogna inoltre specificare che l’Italsider, nonostante abbia mantenuto gli stessi amministratori aziendali, non solo ha cambiato diversi nomi nel corso degli anni, ma si è fusa con la Stet (Società Finanziaria Telefonica), per poi finire appunto in Telecom Italia.
Per tale ragione è stata citata in giudizio quest’ultima azienda.
Modalità di risarcimento del lavoratore esposto amianto sul lavoro
Nel caso della vittima di Porto Marghera, dato il decesso dell’ex dipendente della Italsider, si è parlato di una pensione di reversibilità elargita dall’Inail a favore della moglie rimasta in vita.L’indennizzo avrebbe decorrenza dalla data di morte dell’uomo.
E’ fondamentale che i famigliari di un lavoratore deceduto per tumore al polmone in seguito ad esposizione professionale sappiano che possono agire e chiedere un maxi risarcimento alle aziende; in questo caso Telecom Italia, se fosse dimostrata la stretta connessione e responsabilità della società nel decesso del dipendente, dovrà risponderne legalmente.