Cosa succede e cosa fare se un medico sbaglia?

Cosa succede e che cosa fare se un medico sbaglia ?

Chiunque ritenga di essere stato vittima di un errore medico o di un caso di malasanità deve conoscere qual è l’iter corretto per poter aver chances di essere risarcito. E’ fondamentale, infatti, che il potenziale danneggiato segua con attenzione i passi necessari di tutto il percorso e si rivolga a professionisti competenti del settore, i quali sapranno guidarlo al meglio e consigliarlo sulle migliori strategie, sia nella fase stragiudiziale che in quella giudiziale.

cosa succede se un medico sbaglia

La prima fase: richiesta cartella medico legale e ricerca di professionisti

Nel momento in cui un soggetto ritiene di essere stato danneggiato a causa di un errore medico la prima cosa che occorre fare è richiedere la cartella medico legale, documento fondamentale per reperire ogni tipo di informazioni circa la vicenda in oggetto.
La cartella medico legale, infatti, è un documento ufficiale in cui ci sono contenuti tutti i dati del paziente e gli elementi della vicenda che ha portato al presunto caso di malasanità, vicenda che dovrà essere attentamente analizzata dal medico legale e dall’avvocato esperto in seconda battuta.
Una volta reperita la cartella il cliente deve rivolgersi a uno studio legale per malasanità e errore medico: anche in questo caso è opportuno scegliere con cura a chi rivolgersi, visto che si tratta di un ambito giuridico particolarmente tecnico che necessita, dunque, di competenze specialistiche. E’ bene, inoltre, mantenersi sulla richiesta di risarcimento di natura civile e non penale, poiché i procedimenti penali di questo tipo hanno un’altissima possibilità di essere archiviati e, dunque, di non soddisfare le richieste del danneggiato.

La seconda fase: attività stragiudiziale 

Nel momento in cui lo staff legale specializzato in malasanità / errori medici avrà preso in carico il caso si procederà all’attività di natura stragiudiziale, che consiste anzitutto in una valutazione del medico legale di parte, il quale dovrà studiare il caso e redigere una perizia. Questa attività è molto importante poiché, in un certo senso, delimita i confini del caso e dunque anche di ciò che effettivamente può essere richiesto, in sede di risarcimento, al medico e alla struttura sanitaria.
Quando il medico avrà redatto la perizia si procederà con formale diffida rivolta alla struttura sanitaria la quale, generalmente dopo qualche mese, inviterà il paziente a visita per poter effettuare una controperizia condotta da un altro medico. In questa fase l’obiettivo è quello di riuscire a trovare un accordo che consenta di evitare le lungaggini di natura processuale ma che, allo stesso tempo, permetta di raggiungere un accordo che sia soddisfacente. La fase stragiudiziale può avere una durata di circa sei / sette mesi, dopodiché in caso di assenza di accordo è necessario procedere con altri strumenti giuridici.

Terza fase: strumenti di natura transattiva 

Se l’accordo stragiudiziale non è stato trovato esistono degli strumenti, regolati dalla legge, che possono comunque evitare il procedimento vero e proprio. Un primo strumento è la mediazione, che ha comunque l’obiettivo di trovare un accordo con l’aiuto di un soggetto terzo e imparziale. Lo strumento della mediazione è stato introdotto nel 2011 e, nei casi di responsabilità medica e malasanità NON TROVA QUASI MAI UN ACCORDO. L’ esigenza sarebbe quella di ridurre il contenzioso e di utilizzare uno strumento più flessibile.
Altro mezzo molto più valido della mediazione invece è l’accertamento tecnico preventivo (ATP): il giudice dovrà quindi nomare 2 consulenti tecnici d’ufficio, quindi diversi rispetto a quelli di parte, che procederà a una nuova perizia medico legale con l’obiettivo di arrivare a una transazione. In questa fase la valutazione di 2 consulenti tecnici non di parte è a garanzia dell’imparzialità richiesta per l’esatta valutazione della situazione e, conseguentemente, del danno che ha subìto il danneggiato.

Quarta fase: il giudizio sommario di cognizione 

Ovviamente se le parti non riescono ad arrivare ad alcun accordo con l’ATP sarà necessario procedere con il procedimento vero e proprio, in particolare attraverso rito sommario di cognizione ex art 702 bis. Anche in questa fase, comunque, il giudice può tentare di far trovare alle parti un accordo che velocizzi le tempistiche processuali ed eviti di attendere circa 3 anni prima della decisione. Trattandosi di un procedimento sommario, le tempistiche saranno comunque più brevi rispetto a quelle del rito ordinario, pur non venendo meno tutte le garanzie per il diritto di difesa delle parti.
Il giudice deciderà sulla base della perizia effettuata del medico legale, andando a liquidare l’eventuale danno, una volta ritenuti sussistenti gli elementi tipici dello stesso, sulle base delle tabelle di Milano.


RECAPITI TELEFONICI SEGRETERIA CENTRALE PER LE 50 SEDI :

 Milano: 0287159422

 Roma: 0692935338

       OPPURE CELLULARE :

3421754085 

whatsup malasanità(WhatsApp Messaggio o Vocale 24 ore su 24)

da LUNEDI’ a VENERDI’

dalle ore 9.00 alle 19.00

ORARIO CONTINUATO